martedì, marzo 20, 2007

L'uomo flessibile di Stefano Consiglio

Nove storie, dal nord al sud, un viaggio simbolico senza confini geografici, per raccontare la realtà del lavoro flessibile. Una realtà ansiogena per la fatica dei tempi e dei ritmi, o per la paura che la flessibilità si trasformi in precarietà. I protagonisti assoluti sono loro, i lavoratori flessibili, e i loro racconti di vita quotidiana. Marito e moglie che lavorano in una fabbrica del nord-est e hanno scelto di fare i turni opposti “così i figli non restano mai soli”. Risultato: non possono mai dormire insieme, né mangiare insieme, né avere una vita sociale. Un operaio cattolico, molto osservante, che si ribella al lavoro domenicale perché in contrasto con la sua fede e il suo desiderio di passarle in chiesa le domeniche, e non in fabbrica. Una ventiquattrenne di Catania che da cinque anni lavora, in nero, come cameriera nei pub per pagarsi l’università e non riesce a progettare il proprio futuro. Un giovane psicologo che lavora in un centro per disabili mentali, che confessa come la precarietà del suo lavoro – che pure considera bellissimo – gli impedisca di intensificarsi con quello che fa.....

continua su Documè (Circuito indipendente del documentario etico e sociale)
Antonio Albanese recita frammenti del “Diario postumo di un lavoratore flessibile” scritto da Luciano Gallino

11 Comments:

At 10:50 AM, Anonymous Anonimo said...

Il film, che più che altro sembra un documentario, raccoglie una serie di interviste fatte a nove lavoratori dipendenti. Ognuno di loro racconta una storia che ha dell’incredibile, e possono sembrare dei discorsi lontani che non ci toccano.
Sono invece realtà quotidiane, che troviamo intorno a noi, ed è assurdo che nel XXI secolo, il mondo del lavoro sia così precario; si arriva a vivere alle spalle dei genitori ancora a 50 anni, chiedendogli ancora i soldi per le sigarette. Il filmato mette in evidenza l’impossibilità con il lavoro temporaneo, di avere una vita privata, di avere una famiglia. Questo non solo è totalmente negativo per i giovani, ma anche per i 50enni che si vedono licenziati perché non più all’altezza…

 
At 10:51 AM, Anonymous Anonimo said...

“L’uomo flessibile” parla di persone che raccontano la loro storia da precari. Il lavoro flessibile può avere dei vantaggi in quanto si possono scegliere gli orari di lavoro, come hanno fatto marito e moglie che hanno scelto di fare turni opposti per non lasciare mai soli i figli, o come un operaio cattolico che ha scelto di non lavorare in fabbrica la domenica per poter andare in chiesa. Ma tutto questo comporta anche degli svantaggi. La coppia sposata ha rinunciato a una vita sociale, a dormire insieme, non si vedono praticamente mai. Non si possono avere delle promozioni o qualifiche perché si cambia spesso il settore lavorativo. Non può progettare un futuro. Non si possono chiedere dei prestiti alle banche perché non ti finanziano se non si danno le garanzie che richiedono. Il lavoro flessibile è utile per le persone che hanno delle esigenze particolari, ma secondo me non lo è più di tanto perché può risolverti i problemi di oggi, ma comporta dei rischi per il domani.

 
At 10:52 AM, Anonymous Anonimo said...

L’uomo flessibile è un bel docu-film che rende pubblica tutta l’indecenza della riforma Biagi, che pur svecchiando il nostro mercato del lavoro, ha reso disponibili ai datori di lavoro dei mezzi per farci patire l’inferno…
Ancora una volta, un’ottima idea in un contesto sbagliato.
Come è possibile che una legge all’insegna della flessibilità porti a chiedersi se camperà la settimana dopo o a distruggere la psiche e le famiglie dei lavoratori?
L’eterno braccio di ferro tra imprese e lavoratori sembra essere finito: ma i vincitori sono i soliti noti.

 
At 10:54 AM, Anonymous Anonimo said...

La prima domanda è: come originare la flessibilità?
Nel lavoro indipendentemente da quello che si fa, c’è sempre un ricatto costante e per cui, si deve decidere se accettarlo o no.Ma c’è un'altra forma di flessibilità: produrre quando serve (ho assimilato la produzione al lavoro), ma in questo caso credo che questa forma sia quella che è meno possibile utilizzare , perché per produrre serve la domanda (la domanda è assimilata al lavoro disponibile; per cui noi non possiamo decidere di lavorare solo quando ne abbiamo bisogno, tutto dipende dal lavoro disponibile)
Tanti casi di lavoro flessibile, tutti diversi, e tutti per sfamare le proprie famiglie o andare incontro alle proprie esigenze.
Una moglie e un marito, costretti a lavorare ad orari diversi, in modo che quando uno lavora l’altra sta con i bambini e viceversa.Si vedono poco, non mangiano ne dormono mai insieme.Costretti a fare entrambi i turni per lavorare in una fabbrica.
Una ragazza, 24 anni, lavora di notte per pagarsi l’università, mentre di mattina studia dalle 9 alle 12, ora in cui inizia a lavorare per finire alle 17 e riprendere a studiare fino alle 21in cui riprende a lavorare fino all’oraria di chiusura del pub.Oltre a sacrificare la propria vita, sacrifica anche la propria salute, perché avendo bisogno di dormire, dorme invece molto poco.
Un ragazzo di Matera , che vive con i suoi, tra cui il padre di 59 anni disoccupato, si alza alle 3 del mattino per andare a prendere l’autobus che lo porta a lavoro. Alle 14:15 lo riprende per tornare a casa, In tutto sta 5 ore della sua giornata in viaggio verso il lavoro e verso casa tra autobus e macchina.
Un altro ragazzo invece che fa lo psicologo, non c’è la fa neanche a dire che lavoro svolge talmente gli manca il coraggio, perché nonostante ami molto il suo lavoro lo considera precario.
Queste sono alcune storie che ci fanno capire quanto sia difficile lavorare al giorno d’oggi e quando si trova un lavoro, purtroppo spesso per esigenze famigliari ed economiche si è costretti a sacrificarsi per poter e poter sfamare chi si ama, e mettendo in secondo piano la propria vita sociale.
E poi Antonio Albanese, che un po' ironicamente e un po' no, recita la parte di un uomo che pensa al futuro con la sua donna, ma per la mancanza di un lavoro stabile, è costretto a rimandare i suoi desideri

 
At 12:03 PM, Anonymous Anonimo said...

Il film “l’uomo flessibile” tratta le problematiche lavorative odierne, queste vengono raccontate tramite varie interviste a giovani e più anziani lavoratori.
A questi viene chiesto di raccontare innanzi tutto la loro esperienza nel mondo del lavoro, i problemi riscontrati, e infine in che modo tentano di risolverli. L’aspetto interessante di questo “film-documentario” è proprio l’impatto con gli intervistati, sentire i vari problemi che sorgono oggi nel mondo del lavoro, delle problematiche derivate dalla legge Biaggi, ossia una rappresentazione del mondo del lavoro in Italia.

 
At 12:42 PM, Anonymous Anonimo said...

il film l'umo flessibile che e un documentario formato da interviste fatte a 9 persone discute sul fatto se il lavoro flessibile è un fantaggio o uno svantaggio. secondo me da alcuni punti di vista comporta entrambe le cose in quanto permette si di avere un ricco bagaglio lavorativo fatto da tante esperienze nel mondo del lavoro ma dall'altra parte cambiare spesso lavoro non consente di avere nessuna specializzazione in nessun campo, e poi raggiunta una certa età si diventa troppo vecchi e le imprese o meglio il mercato del lavoro richiede manodopera e conoscenze sempre più giovani e se non si ha la fortuna di avere un posto di lavoro fisso questo diventa un vero e proprio problema il problema vero e proprio è trovare poi qualcuno che ci voglia e questo viene afrontato durante il filmato. il lavoro flessibile non fa per me, io voglio un posto fisso che mi consenta di progettare il mio futuro, e lavorando alla giornata questo non può avvenire.

 
At 8:17 PM, Anonymous Anonimo said...

Film interessante… preciso, chiaro ma soprattutto diretto.. dal mio punto di vista è proprio questo essere così diretto che lo rende interessante.. finalmente voce al lavoratore e non ai suoi rappresentanti o al “confronto” maggioranza-opposizione che ci viene offerto da molti programmi televisivi.
L’uomo flessibile è un film che permette di vedere il lavoro non come una cosa teorica e lontana dalla nostra realtà ma come una cosa concreta e vicina che comporta scelte e sacrifici…
Il lavoro sarà parte integrante della nostra vita così come la famiglia, e inevitabilmente lavoro e famiglia andranno conciliati e perché ciò si verifichi c’è bisogno di un posto fisso che offra garanzie sulle quali costruire il proprio futuro. Ma non solo, il lavoro flessibile dal punto di vista propriamente lavorativo se da un lato permette di scegliere i turni etc, dall’altro lato non consente una crescita professionale.. zero promozioni zero carriera insomma… poche soddisfazioni.. poche soddisfazioni uguale poco entusiasmo che si traducono in malumori e minor rendita.

 
At 9:01 PM, Anonymous Anonimo said...

Il film “L’uomo flessibile” ci ha proposto delle interviste presso la “classe operaia” che in qualche modo possono far capire i problemi dei lavoratori dipendenti, riguardanti la flessibilità del lavoro, le varie scelte di lavoro che cambiano a seconda delle esigenze del lavoratore che si distingue per fasce di età e di interessi.
Dal film si può avere la prova che il lavoratore opera non soltanto nei modi che gli renderebbero il suo lavoro più semplice e appagante, ma cerca di lavorare in vista di uno stipendio (con il quale talvolta non si riescono nemmeno a soddisfare interamente i bisogni indispensabili) che soddisfi le esigenze quotidiane, future e familiari.
In questo film si nota quanta precarietà circonda il mondo del lavoro (e direi che pur ironizzando l’omino pelato ha descritto benissimo questa situazione); tutto si traduce nella mancante sicurezza di avere un posto fisso a causa dei contratti a tempo determinato, nella mancante sicurezza di arrivare a fine mese e dover sacrificare gli affetti e la “vita”.. soprattutto quella.. già perché dover sopportare simili ritmi non vuol dire vivere!
Film nel contesto interessante e testimoniante come è il mercato del lavoro oggi!

 
At 10:18 AM, Anonymous Anonimo said...

L’uomo flessibile

Penso che questo film si commenti quasi interamente leggendo il titolo.
Fa riferimento a molte situazioni di lavoro a cui sono sottoposti ogni giorno in Italia molti lavoratori, parlando anche di lavoratori che per fede si sono ribellati al lavoro di domenica o altri che per amore della famiglia si sono divisi il lavoro per poter accudire i propri figli facendo capire appunto che non esiste solo il lavoro ma anche tutto ciò che di bello ci circonda. Si hanno anche delle entrate in scena di Albanese che cita delle frasi “del Diario Postumo di un lavoratore flessibile” un po’ ironiche ma che allo stesso tempo fanno riflettere e pensare che la vita di un uomo non deve essere destinata a un lavoro flessibile ma almeno fisso.

 
At 12:49 PM, Anonymous Anonimo said...

L'uomo flessibile è un film-documentario che espone tutte le problematiche che procura la precarietà del lavoro, con delle interviste ai soggetti obbligati ad adattarsi ad esso.
Raccoglie inerviste di diverse categorie di lavoratori ma che riscontrano i medesimi problemi.
E' molto interessante in quanto offre diversi spunti per dar vita a dibattiti sull'argomento, tra le interviste, gli interventi ironici e mirati a riflettere di Antonio Albanese.

 
At 12:39 PM, Anonymous Anonimo said...

L’uomo flessibile racconta attraverso delle interviste fatte ad alcuni lavoratori,la realtà del lavoro flessibile in Italia che colpisce numerosissimi individui indifferentemente da nord a sud in tutte le zone d’Italia. Questo è il caso di due operai (/marito e moglie) che si ritrovano a lavorare in una fabbrica del nord-est d’Italia ed hanno deciso di fare turni opposti in modo tale da non lasciare mai i propri figli da soli. Risultato di tutto ciò: i due operai non possono mai dormire insieme,non possono avere una vita sociale e non riescono mai a mangiare insieme;non perché no ne abbiano voglia,ma proprio perché non è possibile a causa degli orari lavorativi differenti e per il tipo di contratto che hanno. Un altro caso è quello di un operaio cattolico molto osservante,che si ribella al lavoro domenicale,in quanto la domenica vorrebbe passarla in chiesa e non a lavorare in fabbrica. La flessibilità del lavoro ormai è un componente della nuova visione che si ha del mercato del lavoro,in quanto pur di non lasciar disoccupate migliaia di persone ,moltissime volte ai lavoratori vengono fatti firmare dei contratti che non sempre permettono di avere dei lavori stabili poiché gli vien fatto firmare un contratto a tempo determinato, e una volta scaduto il contratto il lavoro non c’è più. Secondo me bisognerebbe far qualcosa perché proprio a causa della flessibilità del lavoro e per i contratti che vengono fatti ,una persona non si può ritrovare a 45-50 anni alla ricerca di un nuovo posto di lavoro in quanto gli è scaduto il contratto e non gli è stato rinnovato.

 

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