martedì, febbraio 12, 2008

Il vangelo secondo Precario di S. Obino

“Il lavoro ti vincola, perderlo non ti libera”
Film prodotto dal basso, con sottoscrizioni di 10 euro raccolte su internet che danno diritto a una copia del dvd e al proprio nome nei titoli di coda, Il Vangelo secondo precario narra quattro storie di ordinaria flessibilità: Dora è una stagista televisiva a cui vengono rubate le idee, Franco è un'aspirante scrittore che per vivere fa l'agente finanziario, Mario è un avvocato che aspetta di poter diventare socio di uno studio legale e Marta fa indagini per conto dell'Ixtat. Su tutti vigila San Precario, un pugile morto per sbaglio, delegato all'archiviazione delle preghiere dei precari. Se vi aspettate un film che rimarrà nella storia del cinema non è questa l'opera che fa per voi. Se invece pensate a un progetto che si concretizza mettendo insieme forze che la società contemporanea tende sempre più ad isolare nella lotta quotidiana per la sopravvivenza allora è bene che vediate e sosteniate questo film che ci ricorda in modo semplice ma efficace che la difesa vera della famiglia la si fa difendendo i principi ma anche e soprattutto consentendo alle famiglie di formarsi. La coppia che alla fine desidera mettere al mondo un bambino sa quanto è difficile poter pensare di farlo crescere ed educarlo adeguatamente con un lavoro che oggi c'è e domani non si sa. Perché, come afferma la prima didascalia, "Il lavoro mobilita l'uomo". Dal regista e dalla sceneggiatura ci si sarebbe invece aspettato un coraggio maggiore. Perchè voler legare a tutti costi le quattro storie (4 bei cortometraggi) mediante il personaggio del pugile che rallenta il ritmo narrativo e che è improbabile come il nome del suo allenatore (Ciclamino)? Questo però non sminuisce la bontà dell'idea. Ora si è cominciato. Si può andare avanti e migliorare. Tre stelle per l'impegno profuso.
(recensione di Giancarlo Zappoli su Mymovies.it)

15 Comments:

At 5:41 PM, Anonymous Anonimo said...

La legge Biagi è una legge di riforma del mercato del lavoro.
Inizia da un presupposto secondo cui la flessibilità in ingresso nel mercato del lavoro è il mezzo migliore per agevolare la creazione di nuovi posti di lavoro e che la rigidità del sistema crea solo alti tassi di disoccupazione.
La legge riduce drasticamente diritti e tutele e le possibilità di intervento della magistratura nelle questioni contrattuali, che sono definite nell'ambito della concertazione fra le parti sociali, istituendo nuove figure lavorative che meglio si adattano alle esigenze del mercato del lavoro globalizzato.
Le aziende che hanno deciso di introdurre le nuove tipologie contrattuali per le assunzioni, hanno beneficiato di sconti contributivi e fiscali nonché di un maggiore fattore di ricambio del personale, dove quello assunto non si fosse giudicato adatto.
Dovendo le aziende versare minori contributi, i lavoratori precari hanno un accantonamento pensionistico inferiore ai loro colleghi con contratti tipici. Questa situazione, combinata al progressivo invecchiamento dei componenti del nostro paese, ha fatto emergere una discussione sull'opportunità di integrare le pensioni statali (tutelate da un fondo Inps) con un fondo pensione privato (il cui rischio ricade totalmente sul finanziatore).
Il lavoro precario crea delle situazioni economiche complicate per i dipendenti con in contratti "atipici" che in quanto precari, non sono in grado di poter fornire garanzie reali di un salario nel lungo periodo, lasciandoli in evidente difficoltà nel momento in cui sono costretti, anche in età avanzata, a richiedere agli istituti di credito del denaro per far fronte alle piccole spese quotidiane o per l'acquisto di una casa.
Per mezzo della legge Biagi oggi si parla di precariato, lavoro a progetto, contratto d’inserimento, socio lavoratore di lavoro, lavoro intermittente o a chiamata e tante altre tipologie di rapporti di lavoro.
Tantissime donne che hanno paura di avere un bambino per non perdere il lavoro, tantissimi lavoratori oltre il cinquanta anni d’età dopo aver perso il lavoro non riescono a trovare un nuovo posto di lavoro; tantissimi giovani che non trovano un lavoro stabile, tantissimi laureati, specializzati che stanno a casa o lavoro ai supermercati.
Con il termine precariato si intende, generalmente, la condizione di quelle persone che vivono, involontariamente, in una situazione lavorativa che rileva, contemporaneamente, due fattori di insicurezza: mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro e mancanza di un reddito adeguato su cui poter contare per pianificare la propria vita presente e futura.
Gli stage, che in un primo momento sembravano essere un modo efficace per imparare a lavorare direttamente sul campo, sono diventati fonte di mano d'opera gratuita per le aziende. Sono sempre di più i ragazzi che passano di stage in stage senza essere mai riconfermati dall'azienda perchè la politica di molte di queste non è più formare futuri giovani lavoratori ma sfruttarne il lavoro quanto più possibile.
E quando si trova lavoro? I nuovi contratti a progetto o a tempo determinato non permettono di programmare la vita neanche a medio termine, l'acquisto di una casa ,senza l'aiuto dei propri genitori, è del tutto impensabile senza un mutuo ,che non verrà mai erogato da una banca a chi non ha un posto sicuro, a meno che, a garanzia di questo, non venga data la pensione dei propri genitori (qualora avessero un lavoro dipendente), cosa chiesta sempre più spesso dagli istituti di credito ai giovani precari che si rivolgono a loro. E così, oltre ad avere lavoratori precari, abbiamo anche pensionati precarissimi.
Situazione complicatissima che pone seri problemi e timori a tantissimi giovani, molti sono già in mezzo al mercato del lavoro altri si stanno per affacciare a questo misterioso mondo con mille paure e mille dubbi: è questo il mondo che ci aspetta? Pieno di paure, angosce, senza costruirci una propria autonomia e indipendenza!!
Voglio riportare una frase che mi ha detto un conoscente , credo riassuma un po’ tutto, e in sintesi il pensiero di molti lavoratori: “La legge Biagi??.. Ha rovinato la classe degli operai”.

fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Biagi
it.wikipedia.org/wiki/Precariato
www.studenti.it/lavoro/leggicontratti/storie_precariato.php

 
At 11:33 AM, Anonymous Anonimo said...

Il Precariato, problema sempre più irrisolvibile che assume un’ importanza abbastanza notevole. Non saprei cosa scegliere tra l’avere un lavoro precario e non aver affatto un lavoro, perché entrambe le opzioni comportano delle condizioni di vita svantaggiose, non solo dal punto di vista economico ma anche dal lato sociale, in quanto il malessere interiore che possono recare,avrà soltanto delle ripercussioni negative. Prendiamo per esempio Franco e sua moglie: Lui lavoratore con un fisso di 500€ mensili (che in seguito gli verranno tolti) più gli incentivi attribuiti per i finanziamenti che riusciva a fare…sempre SE riusciva a fare…Tutti coloro che andavano a chiedere un mutuo stavano in una situazione peggiore della sua e per di più, non avevano nessuna garanzia per essere finanziati e quindi “regalargli” un incentivo per tale contratto. La moglie, venditrice a domicilio di creme abbronzanti. Cosa potrebbero dare a una famiglia tali lavori se non ricordi di sacrifici per aver il pane in casa tutti i giorni? Secondo la mia esperienza lavorativa in un call center, posso confermare che ciò che si può vedere attraverso un film-documentario,è esattamente la realtà che ci circonda:oltre agli orari scomodissimi (dalle 15:30 alle 21:30), madri di famiglia,e spesso anche padri, costretti a 6 ore alquanto stressanti di telefonate quasi ininterrotte, rinunciavano a del tempo da dedicare ai loro figli per guadagnarsi 500€ mensili LORDI. Ma magari molti di noi li vedessero 500€ al mese, MAGAAAAAARIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!
L’introduzione di nuove forme di contratto quali CO.CO.PRO. dovrebbero essere dei vantaggi per i lavoratori…e invece?NO!almeno a mio parere, perchè se si ha la convinzione solo per un attimo che attraverso essi si possa essere “autonomi”, bhè, allora ci si è fatti proprio un’idea sbagliata, perchè “l’apparenza inganna!!!!”. Di elementi di autonomia se ne sente parlare molto poco. E se solo ci si volesse imporre di fronte alle ingiustizie che si trovano in ambito lavorativo, come sempre vince chi ha il potere, a meno che non si svolga un impiego dove viene richiesto un certo caratterino per andare avanti, come nel caso di Marta. Peccato per il datore a cui ne ha detto quattro che ha perso un elemento valido come lei che al contrario di Dora non si è lasciata certo sottomettere! Il mondo del lavoro a volte può essere talmente ingiusto da costringerci (per arrivar a guadagnarci un ruolo che ci permetta poi di andar avanti in futuro) a subire delle subordinazioni da parte del datore di lavoro, che se ne approfitta alla grande della situazione favorevole, a maggior ragione se si ha anche un carattere debole. La cosa peggiore che ci possa essere secondo me è proprio questa:approfittarsi di chi lavora sodo e svolge diligentemente il proprio lavoro. Per i giovani entranti nel mondo del lavoro, essere assunti come staggisti nonostante non si riceva alcuna retribuzione (se non qualcosa di minimo in casi rari, o il rimborso viaggio se si è costretti a spostarsi),è qualcosa di buono in quanto imparano il mestiere che vorranno esercitare un giorno…ed è un vantaggio per i lavoratori che non dovranno dar loro alcun compenso!Ma quanta onestà ci può essere in tutto ciò?Come ho già accennato, per risparmiare sui costi si arriva a essere disonesti e a prendersi gioco dei più deboli. Ma allora quale può essere la soluzione giusta? Mischiare affari di lavoro con affari personali per raggiungere i propri obiettivi?Si fa anche questo ormai!
Andando avanti, avvicinandomi sempre più a questo mondo, sono molto spaventata da tutta questa serie di “caratteristiche” facenti parte del lavoro, perché dovendo prendere ciò che si trova (ogni occasione ci si presenti davanti è bene accoglierla), la percentuale di trovarsi ad affrontare certi eventi cresce di giorno in giorno. Non dico queste cose perché sono negativa, (anche se in realtà un pò lo sono. Ma lo credo, con questa situazione!?!?!) ma perché credo ci si debba anche tener pronti ad affrontar tutto quello che ci capita tra le mani. Avendo lavorato per aver due soldi per uscir con gli amici, o per avere un necessario capo d’abbigliamento, non dovendo e soprattutto non volendo dipendere dai miei genitori, ho potuto constatare da vicino tali difficoltà per cui, sono cauta.

 
At 8:44 PM, Anonymous Anonimo said...

Con il termine precariato si intende generalmente,la condizione di quelle persone che vivono involontariamente in una situazione lavorativa che rileva contemporaneamente due fattori di insicurezza:la mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro e mancanza di un reddito adeguato. Il mercato del lavoro europeo o italiano in particolare è sempre stato caratterizzato dalla ricerca e mantenimento di un lavoro stabile,al contrario magari degli Stati Uniti dove le persone sono sempre state abituate a cambiare più attività nell’arco della loro vita lavorativa. La tanto nominata legge Biagi è quella che in Italia ha dato,in questi anni, avvio ad un nuovo modo di gestire il mercato del lavoro; da essa è disceso buona parte del precariato esistente nel nostro Paese. Il precariato,è costituito da una serie di contratti a termine che non cumulano nel tempo vantaggi economici o professionali perché non consentono al lavoratore di progredire professionalmente. Questo stato di insicurezza lavorativa che,non dimentichiamo,riguarda il lavoro dipendente,si porta dietro molte difficoltà,tutte legate all’impossibilità per il lavoratore di poter avere delle certezze che consentano di poter programmare il proprio futuro. L’incertezza legata al contratto a progetto o al vecchio co.co.co ,non è più consentito tranne che nell’amministrazione pubblica,spesso utilizzati per dare vita a vere e proprie forme di precariato,consente al datore di lavoro,il quale rinnova per diversi anni la stessa collaborazione,di aggirare il problema del licenziamento. Infatti è sufficiente attendere la scadenza del contratto e limitarsi a non assumere il lavoratore l’anno successivo. Il datore di lavoro non è infatti tenuto a motivare una mancata assunzione in quanto il contratto non costituisce un periodo di prova,ma un lavoro a termine. Tempo fa aveva fatto scandalo la condizione lavorativa dei call center (per saperne di più leggere “il mondo deve sapere”)nei quali la stragrande maggioranza dei lavoratori lavoravano con contratti a progetto. Ultimamente stiamo assistendo ad una progressiva precarizzazione anche nelle strutture pubbliche che in teoria dovrebbero essere l’esempio per tutti,facendo proprio l’articolo 1 della costituzione (l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro),nonché l’articolo 3(la repubblica invece di rimuovere gli ostacoli;come stabilito dal seguente articolo,li favorisce)e l’articolo 4 (la repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto).Il mio pensiero si rivolge particolarmente ai diritti costituzionali che con queste nuove norme sono palesemente calpestati e quello che ci viene presentato come una grande riforma che permetterà di entrare a pieno titolo e con le nostre forze,nel mondo del lavoro,altro non sta rivelandosi che un tentativo sicuramente riuscito,di rendere sempre più debole la forza contrattuale del lavoratore e sempre più difficoltoso un vero inserimento nel mondo del lavoro;perché se da un lato quello dell’imprenditore è giusto riconoscere il diritto di non avere delle “tare” lavorative,peraltro occorre che chi si trova in una posizione di svantaggio,e quindi il lavoratore,debba venire tutelato maggiormente. Mi preme ricordare a questo punto che,per esperienza,molto spesso i lavoratori precari non godono dei diritti sindacali che per legge gli spettano;ma non perché gli siano vietati,ma più semplicemente perché in maniera neanche tanto velata gli si fa capire che una loro sindacalizzazione potrebbe non essere compatibile con il posto di lavoro.

 
At 4:12 PM, Anonymous Anonimo said...

“Il lavoro ti vincola, perderlo non ti libera”. Con questa frase finisce il film Il vangelo secondo precario, in cui si susseguono quattro diverse storie parallele di giovani lavoratori alle prese con la questione sociale della precarietà.
La prima è Dora che lavora presso la redazione della Zenzero tv come stagista, a cui vengono rubate le idee dalla collega. Marta una giovane laureata da poco a cui è stata affidata la compilazione di un questionario per un’indagine dell’ixtat sulla flessibilità. Poi Franco agente finanziario e scrittore di un libro “Tutti i frutti” ma che per essere pubblicato a bisogno di prezzi troppo elevati per la sua portata. Infine Mario giovane avvocato che aspetta di diventare socio dello studio presso cui lavora pronto a passare tra la “sfera di chi comanda” pur a costo di diventare un mostro. Ad ascoltare le preghiere di questi giovani è Precario morto anche se non era ancora il suo momento, ma entra nella vita di tutti come un angelo.
Questo film parla della flessibilità, quella che doveva rappresentare per tutti un nuovo benessere, invece è diventata incertezza e angoscia. È un film che parla di tante persone che sono intorno a noi: parenti, amici, fidanzati, mariti…
Si alternano tra i protagonisti stati d’animo di nervosismo, amarezza, stati di ribellione, ma c’è anche molta ironia. È un film senza effetti speciali ma che scuote gli animi. Dimostra che oltre ai soldi valgono anche l’idea e la fantasia.
Personalmente il personaggio in cui mi sono immedesimata di più è stato quello di Marta che non avrebbe mai fatto qualcosa che andasse contro i suoi ideali, e ha detto tutto quello che pensava al suo datore di lavoro, che consapevole che non era stata onesta nei questionari l’ha scelta proprio per questo motivo. Precario infatti interviene nella sua vita proprio quando lei non sapeva più come fare a compilare i questionari, visto che assurdamente doveva farli compilare a pensionati, e lui gliene fa compilare uno fasullo. Evidentemente ha fatto tutto questo perché doveva arrivare al punto di far capire a un datore di lavoro così disonesto che non si cede la propria onestà per un lavoro, e ha fatto tutto questo usando come strumento Marta. Ma sicuramente la storia più triste è stata quella di Mario che pur di far parte delle persone che comandano ha ceduto la moglie, diventando quindi un mostro, perché passando sopra una cosa del genere per avere quel posto di lavoro la persona si annulla.

 
At 4:17 PM, Anonymous Anonimo said...

Con i nuovi contratti introdotti dalla legge Biagi si voleva modificare il mercato del lavoro per combattere la disoccupazione. Questi contratti hanno creato nuovi posti di lavoro però, si tratta di lavori precari che causano problemi di tipo economico e sociale. Dal punto di vista economico i lavoratori hanno dei salari bassi rispetto ai contratti di lavoro indeterminato e spesso vengono pagati dopo alcuni mesi invece che mensilmente. Per questo, nascono anche dei problemi di carattere sociale in quanto con dei salari troppo bassi i lavoratori giovani non riescono a realizzare i loro progetti, come ad esempio creare una famiglia, inoltre, ancora più gravi sono i problemi per le persone che già hanno una famiglia e non riescono a mantenerla. Penso che alcuni di questi contratti possono essere utili per alcune persone, come ad esempio il lavoro part-time, che può essere adatto in una famiglia dove lavora uno dei coniugi e per avere dei soldi in più l’altro coniuge lavora part-time in modo che abbia anche il tempo per la famiglia e gli altri impegni, ma per le persone che non hanno un altro lavoro non è sufficiente la retribuzione di un contratto part-time. Possono essere utili anche,per le persone che non hanno mai lavorato, i contratti di apprendistato con la quale si riceve la formazione per svolgere un lavoro, il problema in questo caso è che non sempre alla fine dell’apprendimento si viene assunti con un contratto a tempo indeterminato. Per i lavoratori invece questi contratti hanno sempre dei vantaggi, come ad esempio i contributi in c/occupazione che vengono concessi a chi assume un lavoratore con un contratto di apprendistato ed inoltre approfittano dei lavoratori che non trovando altro lavoro accettano di tutto. Come ad esempio è successo a mio fratello che è stato assunto con un contratto a progetto per svolgere le letture dei gruppi di misura elettrici. Era un lavoratore autonomo che gestiva da sé il lavoro e le letture dovevano essere consegnate entro una certa data(lavorava quindi anche più di 8 ore al giorno). Per le letture non eseguite senza una buona giustificazione si doveva pagare una penale. In caso di malattia poteva assentarsi dal lavoro ma non veniva pagato. Il contratto prevedeva che venisse pagato ogni quattro mesi, ma dopo 6 mesi non aveva ancora ricevuto la sua retribuzione perché il datore di lavoro cercava delle scuse per non pagare i lavoratori.
Del film che abbiamo visto la storia che mi ha interessato di più è stata quella di Marta. Questa ragazza che lavora all’istat ottiene una promozione per aver imbrogliato, si ribella al suo capo perché non ritiene giusta la situazione, sapendo quanto si sono impegnati gli altri suoi colleghi. Per questo viene licenziata. Questa storia mi ha fatto capire che spesso si devono accettare delle condizioni ingiuste se si vuole continuare a lavorare e questo è grave perché il lavoro dovrebbe essere un diritto riconosciuto a tutti senza che i lavoratori debbano accettare comportamenti e situazioni scorrette. Se riuscirò a entrare a far parte della metà della mela che comanda non mi comporterò come i datori di lavoro che sono stati mostrati nel film, ma cercherò di cambiare le cose.

 
At 5:45 PM, Anonymous Anonimo said...

Il Vangelo secondo Precario è un lungometraggio che ha il merito di richiamare l’attenzione, in modo semplice e diretto, su un tema importante per la nostra società: il precariato, un fenomeno sempre più diffuso nel mondo del lavoro, soprattutto nelle aree metropolitane come quella milanese (che conta 600000 precari), che coinvolge non solo la condizione di lavoro, ma il modo in cui è possibile, per tanti giovani, guardare al futuro. In Italia ci sono oltre un milione di precari. In questo film si parla di vari tipi di precari, compresi quelli con lauree e master destinati, in teoria, a lavori sicuri e ben pagati. La realtà è ben diversa, il precariato riguarda tutti.
Il film, costato 40000 euro, è stato proiettato gratuitamente in oltre cento Università, associazioni, Camere di lavoro, Arci e altri circoli il 24 ottobre 2005, in occasione dei due anni dall’entrata in vigore della legge Biagi. Questo film è una riflessione su come è cambiato il mondo del lavoro, o meglio ancora su come è cambiata la vita dopo la legge Biagi, e su come si vive da precari. Il film narra quattro storie di ordinaria flessibilità:
Dora è una stagista televisiva a cui vengono regolarmente rubate le idee e il suo stage viene prorogato all’infinito dal suo direttore;
Franco è un aspirante scrittore che per vivere fa l’agente finanziario. Per la pubblicazione del suo libro il “Cavaliere” (che è una donna) gli offre di pagare 4000 euro, che Franco non ha. Non gli resta che cercare di recuperare il rapporto con la moglie, che passa le giornate vendendo creme dermatologiche in un costoso club, e si riconciliano alla fine del film;
Mario è un avvocato e baratta con il capo i favori della moglie in cambio di un posto di socio nello studio legale;
Marta è una ragazza che fa indagini per conto dell’Ixtat e con lei si esplora a fondo il mondo del precariato. Le vengono affidate una lunga serie di interviste che vanno fatte tutte in una settimana, anche se in compenso verranno pagate dopo sei mesi. Il tema dell’indagine è il precariato, ma a Marta vengono dati solo nominativi di anziani che di lavoro atipico non hanno mai sentito parlare. Le viene incontro San Precario (che non è un vero e proprio santo, ma è un pugile finito per errore in Paradiso trent’anni prima della sua ora e viene incaricato da San Pietro all’archiviazione delle preghiere dei preceri che continuamente arrivano dalla terra) e le dà l’unico suggerimento possibile: compilare le interviste a caso, senza sentire nessuno. Il caposervizio dell’Ixtat le dice che ha capito tutto e le offre un posto migliore, di coordinamento. Ma Marta rifiuta con sdegno, se ne va sbattendo la porta e distribuisce a tutti gli altri giovani, che stavano nella sala d’aspetto, le sue interviste già compilate.
Per i guai dei precari non c’è nulla da fare. San Precario a fine giornata viene liquidato da San Pietro, che gli dice che lo lascerà tornare sulla terra.

Fonti:
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/spettacoli_e_cultura/sanprecario/sanprecario/sanprecario.html
http://sintesi.provincia.milano.it/portalemilano/Default.aspx?tabid=384

 
At 5:54 PM, Anonymous Anonimo said...

Il Vangelo secondo precario racconta quattro storie di comune flessibilità: Dora è una stagista televisiva a cui vengono rubate le idee da una sua collega, Franco è un'aspirante scrittore che per vivere fa l'agente finanziario, Mario è un avvocato che aspetta di poter diventare socio di uno studio legale e Marta fa indagini per conto dell' Ixtat. Su tutti vigila San Precario, un pugile morto per sbaglio. Prima di tutto con il termine precariato si intende, generalmente, la condizione di quelle persone che vivono, involontariamente, una situazione lavorativa che rileva, contemporaneamente, due fattori di insicurezza: mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro e mancanza di un reddito adeguato su cui poter contare per pianificare la propria vita presente e futura; con questo termine si intende fare riferimento a dei contratti come ad esempio : part-time, contratti a termine, lavoro parasubordinato, rilevando tuttavia che flessibilità e precariato sono due fenomeni indirettamente collegati, ma non paragonabili, e al cosiddetto lavoro in nero. Per quanto mi riguarda non ho mai avuto esperienze nel mondo del lavoro ma posso trarre le mie considerazioni personali in base alle situazioni lavorative di conoscenti, amici etc. Il problema dei precari e che il loro futuro senza lavoro fa paura poiché non avendo un posto fisso non può ottenere un mutuo. Di fronte a questa situazione alcuni non si arrendono e reagiscono, molti però da soli non riescono a reagire. Alcuni si trovano a dovere affrontare in solitudine i passaggi dalla scuola al lavoro e dal lavoro al lavoro, quindi assistiamo a una problematica di notizie che non aiutano al momento delle scelte importanti di noi giovani. Le paure sono differenti a seconda del titolo di studio che ciascuno è riuscito a conseguire .A temere di restare senza un lavoro sono soprattutto quelli che hanno una qualifica professionale o che la scuola dell'obbligo non sono riusciti a terminarla mentre i laureati guardano con preoccupazione maggiore al rischio di ritrovarsi per troppo tempo a dovere fare i conti con un lavoro precario. Queste situazioni creano uno stato di dipendenza dei giovani dalla famiglia che è sia di tipo economico ma è anche di tipo psicologico. I giovani venti-trentenni sanno di dipendere fortemente dai genitori, grazie a loro trovano lavoro, si laureano e comperano casa. Senza contare che molti, una volta usciti, di fronte alle difficoltà rientrano nella famiglia. In qualche modo i giovani finiscono per sentirsi in debito perché sanno che quello che stanno costruendo dipende in gran parte dalla famiglia. Mentre noto che negli altri paesi europei i ragazzi e le ragazze riescono a farcela da soli senza il supporto di nessuno, quindi spero fortemente che questo problema si risolva in qualsiasi modo.

Fonti:
http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/scuola_e_universita/servizi/giovanilavoro/paura-del-lavoro/paura-del-lavoro.html

http://precarinews.blogspot.com/2007_02_01_archive.html

 
At 6:01 PM, Anonymous Anonimo said...

La legge Biagi è quella legge che nel 2003 ha modificato il mercato del lavoro, il suo obiettivo è quello di aumentare l’occupazione( infatti , ha introdotto nuove forme contrattuali) , accrescendone la qualità.
Con il termine precariato si intende, generalmente, la condizione di quelle persone che vivono, involontariamente, in una situazione lavorativa che rileva, contemporaneamente, due fattori di insicurezza: mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro e mancanza di un reddito adeguato su cui poter contare per pianificare la propria vita presente e futura; con questo termine si intende fare altresì riferimento al fenomeno degenerativo dei contratti flessibili (part-time, contratti a termine, lavoro parasubordinato), rilevando tuttavia che flessibilità e precariato sono due fenomeni indirettamente correlati, ma non sovrapponibili e assimilabili, e al cosiddetto lavoro nero (da http://it.wikipedia.org/wiki/Precariato ).
La presenza in Italia di redditi mediamente più bassi, sia in valore assoluto che in termini di potere d'acquisto , rispetto per esempio agli altri paesi dell'Unione Europea o agli USA, che risulta solitamente ancora più accentuata proprio tra i lavoratori precari, comporta l'impossibilità di accumulare sufficienti risparmi per affrontare in sicurezza i periodi di disoccupazione e ricerca di nuovo lavoro successivi ad un mancato rinnovo del contratto. Il precariato investe una grande varietà di professioni, dall'agricoltura all'industria al settore dei servizi, attraverso uno spettro molto vario di fasce sociali (da http://it.wikipedia.org/wiki/Precariato ).
La nostra regione è una delle regioni che conta più disoccupati e i salari sono più bassi rispetto alle altre regioni. Oggi, una famiglia non può vivere con 800 euro al mese pagando l’affitto e tutte le spese per una casa.
Il film che abbiamo visionato(“il vangelo secondo precario”)narra quattro storie di ordinaria flessibilità e a questi si aggiunge Sandro Precario , un pugile principiante morto per sbaglio e assunto come collaboratore a progetto da San Pietro per archiviare le preghiere dei precari:
· la prima è quella di una ragazza di nome Dora, lei è la classica stagista eterna presso una rete tv dove purtroppo è ossessionata dal suo datore di lavoro e dalla sua collega Natalia. Cerca sempre di realizzare delle idee per la zenzero TV , ma le vengono rubate dalla sua collega.
Grazie alle sue scarpe Dora riesce a portare l’essenza del suo capo;
· la seconda è quella di una ragazza di nome Marta ,lei fa la sondaggista presso l’agenzia IXTAT, obbligata a fare domande su precariato giovanile ai pensionati, lei ha avuto coraggio a ribellarsi contro il suo capo perdendo il lavoro e rimanendo sola contro tutti .
· la terza è quella di un ragazzo di nome Mario, lui è un’ avvocato a cui viene offerto di essere socio dallo studio e al contempo di accorge che il suo capo si porta a letto sua moglie. Lui accetta facendo finta di “nulla” per diventare una persona che conta…
· la quarta e ultima è quella di un ragazzo di nome Franco, di professione fa l’agente finanziario, un lavoro che lui stesso reputa orribile. Il suo sogno è quello di diventare uno scrittore .
Questo film dimostra comunque come il precariato colpisca di più i giovani al momento del loro inserimento nel mondo del lavoro.
Il lavoro nero è diffuso da ogni parte e purtroppo molte persone lo accettano per sopravivere .. Una coppia che alla fine desidera mettere al mondo un bambino sa quanto è difficile poter pensare di farlo crescere ed educarlo adeguatamente con un lavoro che oggi c'è e domani non si sa.Purtroppo questa è la vera e pura verità.
Diciamo che io mi vedo come Marta perchè comunque ha saputo dire la verità al suo datore perdendo il suo lavoro, perchè fosse stata un’ altra avrebbe accettato facendo finta di nulla.

 
At 6:19 PM, Anonymous Anonimo said...

Nella visione del film ho trovato interessanti e giusti due personaggi:Marta e Dora.

Prima di tutto Dora perchè è un personaggio che apparentemente sembra un po' ridicolo ma invece secondo me trasmette la vericità che una persona mantiene
anche nel posto di lavoro.Sono d'accordo con il fatto che sia molto triste e anche abbastanza scoraggiante che una persona debba "puntare" sul suo aspetto fisico
per ottenere un contratto.Forse non sarà più semplice ma sicuramente credo sia più giusto che certi obiettivi si raggiungano per merito.
Io penso ai milioni di persone che studiano o che fanno comunque dei sacrifici per anni e anni e che si meritano un posto di lavoro e magari non lo trovano, o se lo trovano è molto instabile e poco sicuro a differenza di chi magari ha scelto le scorciatoie ( perchè situazioni come quelle di Natalia purtroppo si verificano realmente nel mondo del
lavoro,) e lo ottiene più facilmente.
Mi piace pensare però che non dappertutto funzioni cosi: che ci siano persone serie che riconoscano la volontà e le vere capacità delle persone.
Sono del parere, inoltre, che un posto di lavoro ottenuto con le proprie forze sia più gratificante e che anche dall'esterno si noti la differenza tra una persona che lavora per merito piuttosto che per "fortuna".

Per quanto riguarda Marta é un personaggio con una forte personalità che da un lato,a mio parere, potrebbe svantaggiarla.
Infatti credo sia giusto far valere i propri diritti, le proprie idee però ci sono situazioni in cui non si può sempre esprimere ciò che si pensa (e personalmente non lo condivido).
Credo infatti che sia inutile accontentarsi e star zitti solo per non subirne le conseguenze.Sostengo infatti le persone che fanno valere le loro ragioni purchè lo facciano nei giusti modi.

Aldilà dei comportamenti e delle situazioni nel mondo del lavoro il precariato rimane un problema molto diffuso.
Per i giovani ( e non solo) è un grande ostacolo: abbiamo difficoltà a trovare un posto di lavoro e ancora di più a trovarlo a tempo indeterminato.
Questa situazione lavorativa instabile è la preoccupazione primaria per milioni di italiani i quali non avendo delle sicurezze economiche non solo il più delle volte non possono
realizzare i loro obiettivi, ma si trovano in situazioni piuttosto scomode anche per la vita di tutti i giorni.
Non ho un caso specifico a cui fare riferimento ma ne ho sentito parlare tantissimo di persone costrette a lavorare saltuariamente, persone che si accontentano di lavori a tempo determinato e poi scaduto il contratto si ritrovano punto a capo.
Quindi un lavoratore precario come può avere dei progetti e metterli in atto?Non può.
Quindi un lavoro precario non causa solo dei problemi economici ma si ripercuote anche sulla vita stessa della persona.

 
At 12:38 PM, Anonymous Anonimo said...

Il precariato oramai, è una situazione che sta affliggendo migliaia di cittadini italiani, soprattutto giovani, ma non solo.
Per quanto riguarda i giovani, non c’è un contratto che garantisca loro una vera e propria assunzione a tempo indeterminato, in quanto molto spesso vengono assunti con dei contratti a progetto che garantiscono loro una retribuzione minima, senza neppure la sicurezza di mantenere il proprio posto di lavoro, in quanto, per quanto riguarda questi tipi di contratti, una volta che l’azienda ha raggiunto il suo obbiettivo, il lavoratore , che in teoria dovrebbe essere autonomo ma che di fatto, nella nostra realtà, si ritrova a svolgere mansioni di un vero e proprio lavoratore dipendente in quanto è vincolato a degli orari stabiliti dal datore di lavoro, viene licenziato e si ritrova disoccupato.
Tutto ciò è molto diffuso tra i giovani laureati in cerca di un lavoro ben retribuito che assicuri loro una vita dignitosa. Il problema però, che non riesco ancora a comprendere a fondo, è come sia possibile che una persona laureata, che ha studiato per gran parte della sua vita, si ritrovi poi magari a lavorare in un “call center” con una retribuzione minima, o addirittura disoccupato, come ad esempio gli avvocati, che mentre prima rappresentavano quella categoria di lavoratori molto agiati, ora sono alla pari di molti altri cittadini che si trovano in uno stato di precarietà.
Tra le varie storie parallele che si incrociano in questo film, quella che mi ha colpito in particolar modo è stata quella che raccontava la situazione di Dora, una stagista che, nemmeno retribuita, lavora presso un’azienda televisiva, che pur essendo molto competente nello svolgere il suo lavoro e anche molto fantasiosa, non verrà mai assunta, solamente perché non si comporta come una civetta con il suo datore di lavoro, a differenza di una sua collega, sempre stagista, che infatti, viene assunta con un contratto a tempo determinato. Questo lo trovo assolutamente riprovevole che ci si concentri prima sull’aspetto fisico di un lavoratore piuttosto che sulle sue capacità!!
Ma il problema maggiore, purtroppo lo hanno quelle famiglie con uno o più figli a carico, che sono continuamente “a spasso”, poiché non hanno un lavoro fisso che gli garantisca sicurezza per le ingenti spese che devono sostenere ogni giorno ( cibo, bollette varie, mutui, ecc..).

 
At 3:01 PM, Anonymous Anonimo said...

Il “Vangelo secondo precario” racconta quattro storie di ordinaria flessibilità, su cui vigila dall’alto dei cieli Sandro Precario, un pugile morto per sbaglio a cui San Pietro ha delegato l’archiviazione delle preghiere dei precari che continuamente giungono dalla terra. il personaggio che piú mi ha colpito nel film “Vangelo secondo precario” è stata Dora, stagista televisiva a cui regolarmente vengono rubate le idee, perché non ha il potere e la possibilità di far valere i suoi ideali. Solitamente infatti, si è costretti a svendere la propria forza lavoro con margini di creatività e realizzazione limitatissima. Il Vangelo secondo precario è il primo lungometraggio italiano sul mondo del lavoro atipico. Si tratta di una dura faccenda quotidiana con cui si fa a pugni tutti i giorni, argomento di preoccupazione costante in particolar modo tra i giovani, i quali al giorno d’oggi non hanno piú la sicurezza del loro posto di lavoro. Questo accade a causa del cambiamento delle tipologie contrattuali, dove un tempo indipendentemente dall’attività svolta, quasi tutti ottenevano un contratto a tempo indeterminato, che prevedeva ogni tutela e garanzia per il lavoratore. Mentre oggi non è piú così perché esiste la cosiddetta “flessibilità del lavoro”. Alcune tipologie sono il lavoro interinale, caratterizzato da una prestazione di lavoro per brevi periodi per l’azienda, il lavoro intermittente, dove il lavoratore deve rimanere a disposizione ed essere rintracciabile con facilità dal datore di lavoro che lo può chiamare per prestare i suoi servizi in maniera discontinua, contratti a tempo determinato o a termine che si contrappone ai contratti a tempo indeterminato, con una durata illimitata ecc… Ormai non si lavora piú per vivere, ma si vive per lavorare. Secondo me una delle soluzioni è l’organizzazione di rumorose e colorate sfilate che danno all’opinione pubblica la possibilità di conoscere i problemi sociali causati dalle forme di flessibilità, e di creare forme di lotta per i diritti dell’ambito lavorativo.

 
At 7:17 PM, Anonymous Anonimo said...

Secondo la mia esperienza lavorativa in un call center, posso confermare che ciò che si può vedere attraverso un film-documentario,è esattamente la realtà che ci circonda:oltre agli orari scomodissimi (dalle 15:30 alle 21:30), madri di famiglia,e spesso anche padri, costretti a 6 ore alquanto stressanti di telefonate quasi ininterrotte, rinunciavano a del tempo da dedicare ai loro figli per guadagnarsi 500€ mensili LORDI. Ma magari molti di noi li vedessero 500€ al mese, MAGAAAAAARIIIIIIIIIIIII!!!!!!!! (Kitty, per altri spunti si legga tutto il post)
Tempo fa aveva fatto scandalo la condizione lavorativa dei call center (per saperne di più leggere “il mondo deve sapere”)nei quali la stragrande maggioranza dei lavoratori lavoravano con contratti a progetto .... Il mio pensiero si rivolge particolarmente ai diritti costituzionali che con queste nuove norme sono palesemente calpestati e quello che ci viene presentato come una grande riforma che permetterà di entrare a pieno titolo e con le nostre forze,nel mondo del lavoro,altro non sta rivelandosi che un tentativo sicuramente riuscito,di rendere sempre più debole la forza contrattuale del lavoratore e sempre più difficoltoso un vero inserimento nel mondo del lavoro(Daniele)
Questo film parla della flessibilità, quella che doveva rappresentare per tutti un nuovo benessere, invece è diventata incertezza e angoscia. È un film che parla di tante persone che sono intorno a noi: parenti, amici, fidanzati, mariti…
Si alternano tra i protagonisti stati d’animo di nervosismo, amarezza, stati di ribellione, ma c’è anche molta ironia. È un film senza effetti speciali ma che scuote gli animi. Dimostra che oltre ai soldi valgono anche l’idea e la fantasia (Giada)
Questi contratti hanno creato nuovi posti di lavoro però, si tratta di lavori precari che causano problemi di tipo economico e sociale. Dal punto di vista economico i lavoratori hanno dei salari bassi rispetto ai contratti di lavoro indeterminato e spesso vengono pagati dopo alcuni mesi invece che mensilmente. Per questo, nascono anche dei problemi di carattere sociale in quanto con dei salari troppo bassi i lavoratori giovani non riescono a realizzare i loro progetti, come ad esempio creare una famiglia, inoltre, ancora più gravi sono i problemi per le persone che già hanno una famiglia e non riescono a mantenerla .... Come ad esempio è successo a mio fratello che è stato assunto con un contratto a progetto per svolgere le letture dei gruppi di misura elettrici. Era un lavoratore autonomo che gestiva da sé il lavoro e le letture dovevano essere consegnate entro una certa data(lavorava quindi anche più di 8 ore al giorno). Per le letture non eseguite senza una buona giustificazione si doveva pagare una penale. In caso di malattia poteva assentarsi dal lavoro ma non veniva pagato. Il contratto prevedeva che venisse pagato ogni quattro mesi, ma dopo 6 mesi non aveva ancora ricevuto la sua retribuzione perché il datore di lavoro cercava delle scuse per non pagare i lavoratori .... Questa storia mi ha fatto capire che spesso si devono accettare delle condizioni ingiuste se si vuole continuare a lavorare e questo è grave perché il lavoro dovrebbe essere un diritto riconosciuto a tutti senza che i lavoratori debbano accettare comportamenti e situazioni scorrette. Se riuscirò a entrare a far parte della metà della mela che comanda non mi comporterò come i datori di lavoro che sono stati mostrati nel film, ma cercherò di cambiare le cose(Laura)
Per quanto mi riguarda non ho mai avuto esperienze nel mondo del lavoro ma posso trarre le mie considerazioni personali in base alle situazioni lavorative di conoscenti, amici etc. Il problema dei precari e che il loro futuro senza lavoro fa paura poiché non avendo un posto fisso non può ottenere un mutuo. Di fronte a questa situazione alcuni non si arrendono e reagiscono, molti però da soli non riescono a reagire. Alcuni si trovano a dovere affrontare in solitudine i passaggi dalla scuola al lavoro e dal lavoro al lavoro, quindi assistiamo a una problematica di notizie che non aiutano al momento delle scelte importanti di noi giovani. Le paure sono differenti a seconda del titolo di studio che ciascuno è riuscito a conseguire .A temere di restare senza un lavoro sono soprattutto quelli che hanno una qualifica professionale o che la scuola dell'obbligo non sono riusciti a terminarla mentre i laureati guardano con preoccupazione maggiore al rischio di ritrovarsi per troppo tempo a dovere fare i conti con un lavoro precario. Queste situazioni creano uno stato di dipendenza dei giovani dalla famiglia che è sia di tipo economico ma è anche di tipo psicologico. I giovani venti-trentenni sanno di dipendere fortemente dai genitori, grazie a loro trovano lavoro, si laureano e comperano casa (Roberta)
Diciamo che io mi vedo come Marta perchè comunque ha saputo dire la verità al suo datore perdendo il suo lavoro, perchè fosse stata un’ altra avrebbe accettato facendo finta di nulla (Cinzia)
Sono d'accordo con il fatto che sia molto triste e anche abbastanza scoraggiante che una persona debba "puntare" sul suo aspetto fisico
per ottenere un contratto.Forse non sarà più semplice ma sicuramente credo sia più giusto che certi obiettivi si raggiungano per merito.
Io penso ai milioni di persone che studiano o che fanno comunque dei sacrifici per anni e anni e che si meritano un posto di lavoro e magari non lo trovano, o se lo trovano è molto instabile e poco sicuro a differenza di chi magari ha scelto le scorciatoie ( perchè situazioni come quelle di Natalia purtroppo si verificano realmente nel mondo del
lavoro,) e lo ottiene più facilmente.
Mi piace pensare però che non dappertutto funzioni cosi: che ci siano persone serie che riconoscano la volontà e le vere capacità delle persone.
Sono del parere, inoltre, che un posto di lavoro ottenuto con le proprie forze sia più gratificante e che anche dall'esterno si noti la differenza tra una persona che lavora per merito piuttosto che per "fortuna" (Claudia)
Il problema però, che non riesco ancora a comprendere a fondo, è come sia possibile che una persona laureata, che ha studiato per gran parte della sua vita, si ritrovi poi magari a lavorare in un “call center” con una retribuzione minima, o addirittura disoccupato, come ad esempio gli avvocati, che mentre prima rappresentavano quella categoria di lavoratori molto agiati, ora sono alla pari di molti altri cittadini che si trovano in uno stato di precarietà ..... trovo assolutamente riprovevole che ci si concentri prima sull’aspetto fisico di un lavoratore piuttosto che sulle sue capacità!!
Ma il problema maggiore, purtroppo lo hanno quelle famiglie con uno o più figli a carico, che sono continuamente “a spasso”, poiché non hanno un lavoro fisso che gli garantisca sicurezza per le ingenti spese che devono sostenere ogni giorno ( cibo, bollette varie, mutui, ecc..)(Eleonora)
Ormai non si lavora piú per vivere, ma si vive per lavorare. Secondo me una delle soluzioni è l’organizzazione di rumorose e colorate sfilate che danno all’opinione pubblica la possibilità di conoscere i problemi sociali causati dalle forme di flessibilità, e di creare forme di lotta per i diritti dell’ambito lavorativo (Federica)

 
At 11:19 AM, Anonymous Anonimo said...

Molti giovani oggi si trovano con una situazione di lavoro precario, per lavoro precario intendiamo una situazione di insicurezza sia per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro e sia per la mancanza di un reddito adeguato.
Questa condizione di insicurezza impedisce ai giovani di costruirsi un futuro, di metter su famiglia, comprarsi una casa ecc. e questo spiega anche uno dei motivi principali della crescita 0 in Italia, è impossibile affrontare una gravidanza con i costi elevatissimi della vita di oggi e con gli stipendi (per chi è fortunato è ha un lavoro) sono sempre più bassi.
Nel film abbiamo potuto vedere come i giovani lavoratori precari sono frustrati dalla loro situazione, abbiamo visto tantissimi giovani laureati che non trovano un lavoro adeguato al corso di studi che hanno frequentato e quindi devono adattarsi ai lavori più “semplici” che non realizzano le loro aspirazioni e quindi si ha sempre di più la dispersione scolastica perché i giovani non sono incoraggiati a studiare perché sanno già che finiti gli studi non troveranno un lavoro o magari lo troveranno ma è un lavoro che possono eseguire anche senza una laurea o un diploma, come per esempio fare dei sondaggi o lavorare in un call center.
Questa è la condizione in cui si trovano realmente moltissimi ragazzi, nel film troviamo 4 diversi casi diversi, secondo me il più reale che si avvicina di più alla quotidianità è il caso di Marta.
Questo film costato solamente 40000 euro è molto più istruttivo e importante di molti altri film prodotti con tantissimi capitali, ci dovrebbero essere più pellicole di questo genere che raccontino come è l’Italia veramente perché molte persone pur vivendo nel nostro paese non se ne rendono conto.

 
At 3:27 PM, Anonymous Anonimo said...

Questo film racconta la triste realtà del mondo del lavoro e della disastrosa precarietà del lavoro giovanile oggi, in modo molto originale e ironico “come S. Precario”, anche se in alcune parti un po’ stancante. Nonostante ciò esso è riuscito decisamente ad inquadrare la situazione italiana nel settore lavoro. Vuole essere una riflessione su come è cambiato il mondo del lavoro, o meglio ancora su come è cambiata la vita dopo la legge Biagi e su come si vive da precari. Esso può essere considerato una vera e propria mazzata per i giovani. Il regista con la sua sceneggiatura potevano dare un coraggio maggiore a chi si affaccia nel mondo del lavoro.
Il film si riferisce a quattro esperienze negative del problema, che desiderano solamente un lavoro stabile o almeno non precario, l’essere trattati dignitosamente, una paga adeguata e almeno un lavoro che sia, anche se poco, inerente al percorso universitario o di studi in generale che si è scelto, in quanto sono molti i giovani diplomati o laureati sono costretti ad accettare la prima occasione lavorativa, di solito non inerente con il titolo di studio o addirittura in alcuni casi a scendere a compromessi pur di ottenere un contratto di lavoro “decente”.
Narra delle vicende di Marta, impegnata in un’improbabile indagine Ixtat, di Dora, una stagista televisiva a cui vengono rubate le idee, di Franco, agente finanziario per vivere e aspirante scrittore, di Mario, avvocato in attesa di diventare socio dello studio legale. Molto importante, poco prima della fine del film il commento, a cui sono in parte favorevole, in televisione di Berlusconi: "Ma cosa vogliono questi precari, possono lavorare per due mesi, poi andare in vacanza e riprendere, io nella mia vita ho fatto tanti lavori, anzi sono il primo precario d'Italia...".
A raddolcire la cruda realtà però c’è un minimo di speranza dato dall’aiuto di S. Precario, a tutti i quattro personaggi. Ci fa capire questo film che le persone diventano oggetto di contrattazione, ossia una merce di scambio, utilizzate secondo esigenza e sostituiti se non graditi. Comunque leggendo qualche altra recensione mi ha colpito una persona che ha detto “ci vorrebbe una passata di comunismo”, ora o questa persona e di sinistra o stava parlando a vanvera, questo è una cosa che appartiene alla storia, ossia al passato, e a mio parere non viene giustificato il dire che “non c’era il problema di trovare occupazione”, quando però con una dittattura non si può essere liberi e non serve solo in lavoro per essere felici. Per concludere spero che questo problema della precarietà nel mondo del lavoro e molti altri vengano risolti attraverso queste le elezioni politiche, e non come è successo con il precedente governo.

 
At 11:43 PM, Anonymous Anonimo said...

Il film “il vangelo secondo precario” racconta al pubblico le storie di quattro giovani ragazzi che si trovano nel bel mezzo del mercato del lavoro e che vivono sulla loro pelle i problemi che il mercato del lavoro italiano presenta.
Il precariato è un problema che al giorno d’oggi, soprattutto nel nostro paese, interessa la maggior parte della popolazione e soprattutto i giovani. Alcuni anni fa si è cercato di risolvere il problema del lavoro precario con l’introduzione della legge Biagi, che a mio parere più di risolverli i problemi gli ha creati; l’obiettivo principale era quello di dar vita a un mercato del lavoro molto più flessibile rispetto al passato, ma con l’entrata in vigore della legge Biagi il lavoro è diventato eccessivamente flessibile: oggi la maggior parte dei giovani sono costretti a cambiare spesso lavoro (magari vengono assunti con un contratto di apprendistato e al termine del contratto i datori di lavoro trovano più convenienza ad assumere un altro giovane per avere nuove agevolazioni) oppure vengono assunti con dei contratti di lavoro che avvantaggiano il datore di lavoro (come accade nei call center, dove la maggior parte degli operatori telefonici vengono assunti con dei co.co.pro.).
Penso che il mercato del lavoro in Italia sia forse quello che presenta il maggior numero di problemi rispetto al mercato del lavoro degli altri paesi più sviluppati, e il problema principale è proprio il precariato. I giovani inoltre hanno molte difficoltà a trovare un posto di lavoro, io stessa mi chiedo se un giorno, terminati gli studi, troverò un posto decente. Ognuno di noi, da solo, non può far niente per porre fine e cercare di risolvere i problemi e le ingiustizie del mercato del lavoro: dovrebbero intervenire le istituzioni per porre fine al problema del precariato e della disoccupazione; tutti noi sappiamo però che finché al governo si susseguiranno esponenti e partiti politici con le idee poco chiare e che soprattutto con il precariato non hanno niente a che fare, non cambierà nulla. Le mie esperienze lavorative per ora sono ben poche, ma per fare degli esempi dei problemi del mercato del lavoro (precariato & company…) posso parlare di mia madre, che all’età di 39 anni non riesce a trovare lavoro, di mio fratello, che è stato da poco licenziato, di mia sorella, che tra qualche settimana partirà in Irlanda con la speranza di trovare lavoro, e di mie due zie che lavorano come operatrici telefoniche in un call center e che sono state assunte con dei contratti co.co.pro….

 

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