lunedì, marzo 17, 2008

In questo mondo libero di Ken Loach

La globalizzazione, le ferree regole della competizione internazionale hanno imposto la creazione di una nuova organizzazione del lavoro in cui il lavoratore viene scambiato, acquistato, ceduto con la stessa facilità e rapidità con la quale si scambia, acquista, cede un pezzo di ricambio: solo quando serve. Lavoratori come merce: niente di più, niente di meno.L’ultimo film di Ken Loach, dal titolo evocativo, In questo mondo libero, è un’amara riflessione sui costi di questo modello organizzativo. Il regista inglese punta il suo sguardo sulle grigie periferie londinesi per raccontare la crisi della sicurezza del lavoro, la realtà delle agenzie di lavoro temporaneo e lo sfruttamento dei lavoratori immigrati: manovalanza a basso costo, senza voce e senza diritti. E sceglie un punto di vista differente, non quello delle vittime ma quello del carnefice.In questa storia, però, lo sfruttatore non è un bieco capitalista senza volto, non è la multinazionale invincibile che impone le regole della globalizzazione.Angie è una bella ragazza trentenne, madre single con figlio a carico. Licenziata da un’agenzia di lavoro interinale, usa le proprie capacità organizzative per sfruttare in prima persona il commercio dei lavoratori (continua su Manifesto Sardo)

4 Comments:

At 1:10 PM, Anonymous Anonimo said...

Questo film racconta la storia di angie una ragazza trentenne con un figlio a carico, che lavora in un agenzia di lavoro interinale dalla quale viene licenziata. Angie stufa dei numerosi lavori che ha svolto e nella quale è stata sempre imbrogliata decide di utilizzare la sua esperienza per aprire una sua agenzia, ma questo le causerà numerosi problemi…angie infatti pensa di poter lavorare inizialmente in modo illegale perché non ha abbastanza soldi e nel giro di pochi mesi pensa che con i soldi che guadagnerà si metterà in regola. Una volta avviata la sua attività però angie vuole guadagnare sempre più e cerca di farlo in tutti i modi tanto che alla fine la sua agenzia diventa un traffico di clandestini che vengono impiegati in fabbriche a costi bassissimi.
Secondo me angie ha sbagliato sin dall’inizio, avviando l’attività illegalmente, in quanto avrebbe dovuto prima lavorare in altri posti per guadagnare dei soldi con la quale poi poteva aprire la sua agenzia e regolarizzarsi dall’inizio dell’attività. Un altro errore è stato quello di dare lavoro ai clandestini pensando solo al suo guadagno e non alla vita delle persone che accettavano il lavoro perché erano disperati ma dovevano lavorare in luoghi che non erano sicuri, dove venivano pagate pochissimo e spesso perdevano la vita per quel lavoro. I problemi iniziano quando angie non viene pagata e non vuole pagare i lavoratori con i suoi soldi che ha conservato per acquistare un ufficio. La cosa che più mi ha sorpreso è stato il fatto che angie è stata picchiata e minacciata dai lavoratori che volevano i loro soldi ma nonostante tutto ha continuato il suo lavoro. Penso che sia molto grave il fatto che una persona arrivi a lavorare illegalmente per avere un po’ di soldi per vivere e mantenere la sua famiglia ed è assurdo tutto ciò che si è disposti a fare per avere i massimi profitti.
In questo film si notano le caratteristiche dei contratti di lavoro interinale nella quale il lavoratore non ha un lavoro a tempo indeterminato ma può essere assunto anche soltanto per un giorno e il datore di lavoro lo può licenziare quando vuole anche senza un valido motivo.

 
At 6:34 PM, Anonymous Anonimo said...

Guardando il film “in questo mondo libero” di Ken Loach, ho capito immediatamente ciò di cui sarebbero capaci tantissime persone, pur di poter guadagnare sempre di più, una tra le tante, un'organizzazione del lavoro in cui il lavoratore viene scambiato, acquistato e ceduto, come fosse un oggetto o un qualsiasi tipo di merce.
Questo è proprio il caso della protagonista, che dopo essere stata licenziata da un'agenzia di lavoro interinale, decide d'impulso di aprire un'agenzia di lavoro temporaneo, traendo i propri profitti dallo sfruttamento di lavoratori immigrati e organizzando un traffico di clandestini che, poverini, trovandosi in condizioni talmente disperate, sono malleabili da parte di qualsiasi sfruttatore,decidono di mettersi nelle mani della protagonista, senza trarne però alcun vantaggio.
La protagonista, il cui comportamento rispecchia purtroppo quello di molte persone della società odierna, finisce per svolgere un'attività di tipo illegale,(che in fin dei conti non le ha dato ciò che desiderava,ma solamente problemi su problemi) a mio parere per uno stupido capriccio, poichè attratta da prospettive di guadagno sempre più alte, quando invece sarebbe stato molto più conveniente sia per lei che per il suo figlioletto, un semplice lavoro in un asilo nido, che di certo le avrebbe fatto passare una vita, magari non con tanti soldi, ma perlomeno con più tranquillità.
Con questo io non voglio di certo dire che una persona non possa aspirare a delle prospettive lavorative più alte, purchè però si tratti di attività lavorative legali con il rispetto di tutte le formalità richieste, tra le quali, soprattutto il rispetto delle norme sui diritti umani...

 
At 12:29 PM, Anonymous Anonimo said...

Molto spesso quando ci impegniamo costantemente in ciò che facciamo, nella scuola, a lavoro, e per qualunque motivo non raggiungiamo il nostro obiettivo, o ci sono degli ostacoli che ce lo impediscono, la rabbia è tanta…ma ci sono dei casi in cui proprio non si riesce a sopportare quest’idea…un fatto del genere l’abbiamo potuto notare con la protagonista di “It’s a free world” che stufa dei continui licenziamenti nonostante il suo notevole impegno,decide di intraprendere in società con una sua amica un’attività come reclutatrice di lavoratori extracomunitari per varie imprese in diversi settori; una sorta di caporale, che funge da intermediario tra capo e lavoratori i quali vengono divisi in più furgoni in condizioni pessime a seconda delle diverse mansioni da svolgere, avendo una parte dei guadagni dal suo “capo”. Ma ahimé, più che come esseri umani i lavoratori vengono trattati come bestie e cacciati crudelmente se sprovvisti di passaporto. Ancora una volta ho capito che nessuno regala niente a nessuno e che nel mondo del lavoro non vieni guardato in faccia:si è crudeli e basta e se c’è da sbatterti la porta in faccia lo fanno,non hanno un minimo di pietà o rispetto spesso e quando hai la possibilità di possedere il coltello dalla parte del manico, anziché evitar di trattare allo stesso modo in cui sei stato trattato precedentemente, finisci per sbagliare, non ci vedi più e commetti lo stesso errore. Per questo penso che molto spesso si sia anche un po’ egoisti, perché si pensa solo a se stessi, ci si monta la testa, o meglio, cominciar a veder dei soldi dà troppo alla testa tanto che, perché la situazione rimanga così vantaggiosa si cominciano a compiere attività illecite con la speranza che non si venga mai scoperti. Ma la ruota gira per tutti, per cui…non fare mai agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Angie infatti, ha pagato i suoi errori.

 
At 12:31 PM, Anonymous Anonimo said...

Nel complesso è un film guardabile, si merita una valutazione sufficiente, non è la solita commedia dal finale emozionante e dalla conclusione felice.
Penso che la protagonista, Angy una bella ragazza madre di 30anni, non abbia capito niente della vita e che sia priva di sani principi o per lo più che li abbia persi dopo essere stata licenziata da ogni lavoro.
La signorina sfruttava il lavoro dei propri dipendenti, non li rispettava e li usava addirittura per soddisfare alcuni bisogni propri, il “Sesso”!
Certamente offriva lavoro alle povere persone che ne avevano bisogno, però li trattava in modi ignobili e di sicuro la propria azienda non sarebbe mai certificata con la SA 8000.
La protagonista, durante lo svolgimento del film, diventa troppo avida e ne pagherà le conseguenze, rischia il rapimento del figlio, un attentato alla propria vita, a quella della sua famiglia e delle persone che le stanno accanto.
Morale della vicenda: Angy non fa la furba solo a Londra, ma anche a Kiev dove trasferisce la propria attività, ovviamente da sola, perché la sua vecchia socia, tra l’altro in passato anche sua amica, recede dalla società in quanto capisce che ciò che fanno all’interno dell’attività è sbagliato e che stavano rischiando troppo.
Angy si sarebbe dovuta accontentare di un semplice lavoro, anche come quello della spazzina piuttosto che agire illegalmente creandosi principalmente una vita tormentata.

 

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